Cyclus: come recuperare il tesoro nascosto nelle auto a fine vita

Tracciabilità e sicurezza sono le parole chiave di Cyclus. La piattaforma facilita il raggiungimento dei target di recupero delle materie prime 

Gestire in trasparenza e sicurezza il fine vita delle vetture fuori uso e al tempo stesso favorire il recupero di materie prime preziose. Sono gli obiettivi di Cyclus, la nuova rete certificata autodemolitori costituita da Cobat. Un traguardo particolarmente importante per il nostro Paese che ha una congenita carenza di materie prime – recuperabili dalle auto – e un parco auto circolante molto vecchio che supera in media i 12 anni. 

Come funziona Cyclus

La nuova piattaforma è in grado di assicurare la corretta gestione di ogni componente di qualsiasi tipo di vettura, compresi veicoli ibridi ed elettrici. Lo fa abilitando da un lato le case automobilistiche all’accesso ai dati relativi ai veicoli immessi sul mercato e dall’altro gli autodemolitori all’inserimento dei dati dei componenti di ogni veicolo in ingresso.

Cyclus si inscrive in un percorso di sostenibilità delineato da Cobat finalizzato a contribuire all’efficientamento del modello di riciclo dei rifiuti in Italia. Una missione che diventa ancora più urgente alla luce della proposta del nuovo Regolamento europeo sull’End of Life Vehicle volta a promuovere la circolarità del comparto automotive, dalla progettazione al fine vita. 

“La nuova proposta di Regolamento europeo può consentire grandi passi avanti per il riciclo delle auto a fine vita. Contiene indirizzi e misure che certamente forniranno un contributo decisivo per il settore”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network.

Ottimizzare recupero e riciclo

In questo senso – afferma Cobat – la nostra proposta sposa pienamente la direzione indicata dall’Unione europea interpretando la necessità di ottimizzare i processi di trattamento e avvio al riciclo della componentistica automotive.

Nell’Unione Europea, secondo i dati elaborati da Eurostat, si generano ogni anno circa 6 milioni di veicoli fuori uso, poco più di un milione solo in Italia. Il nostro Paese oltre ad avere un parco circolante molto vecchio ha anche il primato europeo per possesso di automobili con 672 auto e 897 veicoli ogni 1.000 abitanti (dati Ispra 2022). 

Eppure la filiera italiana del settore ha una percentuale di recupero totale ferma all’84,7%. Decisamente lontana dall’obiettivo del 95%, sia per l’assenza delle forme di recupero energetico sia per la difficoltà di trovare un circuito di valorizzazione per i materiali a minore valore di mercato.

“Promuovere le buone pratiche di recupero e riciclo per Cobat è un obiettivo costitutivo. Da tempo siamo chiamati a dare sostanza ad un cambio di passo nella gestione del fine vita – ha precisato Claudio De Persio, Ad di Cobat e Haiki+ – e il comparto dell’auto su questo ha dimostrato lungimiranza e senso pratico. Cyclus e Cobat intendono accompagnare questo processo di sostenibilità in modo pieno, fornendo una soluzione innovativa ed efficiente per facilitare il raggiungimento degli obiettivi essenziali di tutela ambientale e di trasparenza”.

Foto di Friedrich Frühling da Pixabay