Enea partecipa a un progetto europeo per il recupero delle materie critiche dalle LFP
Si chiama Acrobat il progetto europeo per recuperare più del 90% delle materie critiche contenute nelle batterie litio ferro fosfato.
Cinque le realtà di tre diversi Paesi comunitari che realizzano l’iniziativa. Per l’Italia partecipa Enea. Gli altri enti sono il Fraunhofer Institute for Laser Technology e l’azienda specializzata nel riciclo di batterie ACCUREC Recycling GmbH per la Germania, l’Università Cattolica di Lovanio e il centro di ricerca indipendente VITO (Vlaamse Instelling voor Technologisch Onderzoek) per il Belgio.
Ma di che si tratta nello specifico? Di un processo di estrazione innovativo, a basso costo e a ridotto impatto ambientale da trasferire all’industria europea. Dalle batterie si estrarranno dunque litio, fosforo e grafite, tre materiali contenuti in concentrazioni pari rispettivamente allo 0,8%, al 2,5% e al 16% (percentuali riferite alla singola cella).
Enea si occuperà in particolare del processo di estrazione e di recupero dei materiali elettrolitici, come ad esempio i sali conduttori e i solventi organici.
Le batterie litio-ferro-fosfato, chiamate anche LFP, sono accumulatori agli ioni di litio che rappresentano circa il 36% dell’attuale mercato. Una quota in crescita: si prevede che nei prossimi dodici anni si passerà da circa 1.000.000 tonnellate di batterie al litio immesse sul mercato nel 2018 a 7.500.000 tonnellate nel 2030. Come mai? Quali sono le loro specificità? Garantiscono elevata stabilità e sicurezza, lunga durata e costo inferiore rispetto ad altre tipologie di batterie, perché non contengono cobalto e nichel. Si usano soprattutto nei sistemi di accumulo stazionario e nella mobilità elettrica. E in un’ottica di decarbonizzazione potrebbero diventare sempre più importanti.
Attualmente la Cina, insieme all’Africa e all’America Latina, fornisce il 74% di tutte le materie prime da cui è composto un accumulatore. Il Sol levante produce il 66% delle batterie agli ioni di litio, l’Ue meno dell’1%.
Il progetto europeo cui partecipa Enea ha, come si legge sul sito di riferimento, un obiettivo ambizioso entro il 2030: recuperare 5.400 tonnellate di materiale catodico (litio-ferro-fosfato), 6.200 tonnellate di grafite e 4.400 tonnellate di elettrolita.