Rifiuti plastici: riciclo chimico o co-combustione?

L’approccio Lca per valutare i benefici delle due tecnologie, anche in termini di sostenibilità

Utilizzo del Css in co-combustione in cementeria e riciclo chimico. Le due tecnologie per la gestione dei rifiuti plastici sono state messe a confronto nell’evento “I rifiuti come risorsa: tecnologie a confronto”. Un evento organizzato da Federbeton e dal LEAP (Laboratorio Energia e Ambiente Piacenza del Politecnico di Milano). Obiettivo: individuare la tecnologia in grado di estrarre dai rifiuti plastici il massimo in termini di utilizzo circolare delle risorse. Riducendo, al tempo stesso, l’impatto ambientale. Federbeton, lo ricordiamo, è la Federazione di Confindustria che rappresenta le associazioni della filiera del cemento e del calcestruzzo. Nonché uno dei promotori del Circular Economy Network.  

Potenzialmente il riciclo chimico è applicabile a rifiuti plastici non riciclabili meccanicamente per produrre Combustibile Solido Secondario. Il Css viene impiegato nell’industria del cemento al posto dei combustibili fossili. La co-combustione di Css rappresenta un efficace strumento di decarbonizzazione dell’industria del cemento. Una soluzione già adottata in Italia e con ulteriore potenzialità d’espansione.

Il confronto tra le due tecnologie 

Lo studio ha valutato la praticabilità industriale delle tecnologie di riciclo chimico dei rifiuti plastici. Così come la validità energetica e la sostenibilità ambientale, sulla base delle opzioni già disponibili o in fase di sviluppo. La verifica è stata condotta confrontando i potenziali benefici derivanti dall’applicazione di queste tecnologie di riciclo chimico con i benefici già attualmente generati dall’impiego degli stessi rifiuti plastici nella produzione di Css per co-combustione nei cementifici.

Serve un approccio Lca

Dallo studio emerge chiaramente che la scelta tra una o l’altra soluzione non può prescindere da un’indagine di tipo Life Cycle (Life Cycle Assessment) estesa alle due soluzioni. In pratica il confronto a parità di effetti utili prodotti ha valutato i consumi di risorse e gli impatti ambientali associati alle due opzioni. 

La prima opzione – impiego dei rifiuti plastici per la produzione di CSS utilizzato in co-combustione in cementeria – riduce il consumo di combustibile fossile convenzionale (petcoke). In questa soluzione i prodotti plastici sono ottenuti per via convenzionale da fonti fossili.

Nella seconda opzione, le tecnologie di riciclo chimico sono impiegate per ottenere la stessa quantità di prodotti  plastici della prima opzione partendo dai medesimi rifiuti plastici, mentre la stessa produzione  di cemento è generata utilizzando solo combustibile fossile convenzionale. 

Oltre agli effetti diretti – consumo di risorse e impatto ambientale – prodotti dalle  tecnologie considerate vanno però considerati anche gli effetti indiretti. Parliamo del consumo di elettricità dei processi di riciclo chimico e gli impatti ambientali associati  alla sua produzione. Così come gli effetti evitati (per esempio quelli associati al minor consumo di  petrolio in raffineria conseguente a minori quantitativi di petcoke consumati).

I risultati dello studio 

Nello specifico, lo studio ha mostrato che l’utilizzo del Css per la produzione di cemento comporta minori emissioni di CO2 e un minor consumo energetico rispetto all’utilizzo degli stessi nei processi di riciclo chimico.

“È importante che, nella pianificazione impiantistica sul territorio, le amministrazioni adottino un approccio neutrale nei confronti delle tecnologie e dei processi”, sottolinea Antonio Buzzi, vice presidente di Federbeton. “È fondamentale utilizzare metodiche Lca (Life Cycle Assessment) e Lcca (Life Cycle Cost Analysis), calate nella specifica realtà territoriale e prendendo in considerazione anche gli impianti già esistenti. Solo così c’è la garanzia di fare scelte realmente efficaci dal punto di vista della sostenibilità”.

“L’industria italiana del cemento sta affrontando una congiuntura economico-sociale complessa. Oltre che con la sfida per la decarbonizzazione, il comparto è alle prese con i continui rialzi dei costi dell’energia”, commenta Roberto Callieri, presidente di Federbeton.

“In un momento storico come quello attuale, bisogna ragionare sempre meno a compartimenti stagni prediligendo una visione di insieme che tenga conto del benessere economico, ambientale e sociale del Paese. Investire nei combustibili solidi secondari  significa sia far fronte alla grave emergenza rifiuti del nostro Paese sia fornire all’industria un combustibile a km0, immediatamente disponibile e che permetta una prima indipendenza energetica dall’estero”.

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