Ipsos: raccolta differenziata e riciclo i punti chiave per favorire l’economia circolare
Il 55% degli italiani ritiene che in tema di economia circolare il nostro Paese sia più arretrato della media europea. E’ vero esattamente il contrario. L’Italia è ai primi posti nella classifica delle 5 principali economie europee. Se nel 2020 il tasso di utilizzo circolare della materia nell’Ue è stato del 12,8%, l’Italia è arrivata al 21,6%.
Sono alcuni dei dati contenuti nel sondaggio di Ipsos “L’Italia e l’economia circolare” dal quale emerge che la strada da fare è ancora lunga per accrescere la consapevolezza sui temi dell’economia circolare. Non mancano però gli elementi rassicuranti.
Le convinzioni degli italiani
L’economia circolare convince sempre più italiani che si dicono attenti al tema e consapevoli dei benefici ad essa connessi, a partire da quelli occupazionali. Più di 4 italiani su 10 affermano di conoscere i principi dell’economia circolare. Sette su 10 si dicono convinti che lo sviluppo dell’economia circolare e delle rinnovabili possano frenare l’aumento dei costi energetici.
“L’economia circolare – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un settore cruciale per il Paese. Infatti può creare investimenti, occupazione, economia sul territorio e generare benefici all’ambiente. Il primo cantiere da avviare riguarda quello della rete impiantistica. Oggi c’è una forte disparità tra il nord, dove è concentrata la maggioranza degli impianti, e il centro sud, dove sono carenti. Bisogna ottimizzare i sistemi di raccolta e i progetti faro che servono al Paese semplificando gli iter autorizzativi, e l’innalzamento qualitativo dei controlli ambientali”.
Le contraddizioni sul riciclo
Se a parole la maggioranza degli italiani è consapevole dei vantaggi che possono venire dall’economia circolare, lo stesso entusiasmo non si traduce nei fatti: solo una minoranza sembra capire – ad esempio – l’importanza degli impianti per il riciclo. Solo il 26% della popolazione chiede infatti “più autorizzazioni per la costruzione degli impianti di riciclo” nei prossimi 4-5 anni. Un dato che sale al 36% tra coloro che dichiarano di conoscere l’economia circolare.
Una posizione in linea con quella registrata nel sondaggio Ipsos dello scorso anno: oltre la metà delle persone voleva almeno 10 km di distanza dalla propria abitazione rispetto al più vicino impianto per il riciclo. Atteggiamenti paradossali che frenano la realizzazione degli impianti necessari all’economia circolare, superabili solo con informazione e comunicazione ambientale di qualità.
L’importanza della filiera
“L’economia circolare come soluzione ai problemi economici e climatici è una delle risposte più efficaci nel contesto attuale caratterizzato da crisi e incertezze”, ha commentato Riccardo Piunti, presidente del Conou, Consorzio nazionale degli oli usati.
“Dobbiamo sostenere – con nuovi impianti di trattamento, innovazione tecnologica, semplificazione autorizzativa – tutte le iniziative che, ispirate alla circolarità, possano contribuire al risparmio di risorse e alla salvaguardia ambientale. La realtà dei consorzi di filiera dimostra che la conversione al modello circolare non solo è possibile, ma apporta apportare benefici durevoli a vantaggio di tutti. Più rifiuti rigenereremo, meno rifiuti saranno dispersi nell’ambiente e meno CO2 produrremo”.
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