Rifiuti speciali in calo del 4,5% nell’anno del Covid

Presentato da Ispra il Rapporto Rifiuti speciali 2022: recuperare il gap impiantistico

Nel 2020 si sono prodotte 147 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (quelli provenienti da attività industriali, commerciali, sanitarie), quasi 7 tonnellate in meno (il 4,5%) rispetto al 2019). Un calo sostanzialmente da attribuire al blocco/rallentamento delle attività produttive dovuto all’emergenza sanitaria che ha fatto crollare il Pil italiano dell’8,9%. 

Le costruzioni sono il settore che produce più rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale (26,3%) e da quelle manifatturiere (18,2%). 

Sono alcuni dei dati presentati nel Rapporto Rifiuti speciali 2022 realizzato da Ispra in collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.  Un quadro aggiornato sulla base di 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto.  

Dove si producono più rifiuti speciali 

La produzione dei rifiuti speciali si concentra nel nord Italia dove il tessuto industriale è più sviluppato, con 83,7 milioni di tonnellate (56,9% del totale). Molto inferiore la produzione del centro (24,7 milioni di tonnellate) e quella del Sud (38,6 milioni di tonnellate).

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La Lombardia produce quasi 31,8 milioni di tonnellate (il 21,6% di quelli prodotti a livello nazionale), il Veneto 16,2 milioni di tonnellate (11% della produzione totale), l’Emilia-Romagna quasi 13,1 milioni di tonnellate (8,9%) e il Piemonte poco più di 11 milioni di tonnellate (7,5%).

Tra le regioni del Centro, in testa la  Toscanacon 9,5 milioni di tonnellate (6,5% della produzione totale) e  il Lazio (9,1 milioni di tonnellate, 6,2%). Al Sud la Puglia, con una produzione di rifiuti speciali pari a quasi 12,3 milioni di tonnellate, costituisce l’8,4% del totale, seguita dalla Campania con quasi 8,4 milioni di tonnellate (5,7%) e dalla Sicilia (7,2 milioni di tonnellate, 4,9%).

Dove si gestiscono

In Italia – si legge nel rapporto – i rifiuti speciali gestiti nel 2020 sono stati pari a 159,8 milioni di tonnellate. L’avvio a recupero di materia è la quota predominante (70,6%), seguito da operazioni di smaltimento (10,3%), dalla discarica (6,2%), dal coincenerimento (1,1%) e dall’incenerimento (0,8%). 

Restano però da risolvere le problematiche legate alla scarsità d’impianti per la gestione dei rifiuti e al gap impiantistico su scala regionale. I 10.472 impianti – in calo rispetto ai 10.839 nel 2019) sono concentrati al nord (5.888). Nella sola Lombardia ce ne sono 2.106 infrastrutture, il 20,1% del totale.

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Quelli dedicati al recupero di materia sono 4.399 (42% del totale); 304 quelli che effettuano il coincenerimento. Si aggiungono 80 impianti per l’incenerimento e 285 discariche operative (131 per rifiuti inerti, 143 per rifiuti non pericolosi e 11 per rifiuti pericolosi).

Il recupero dei rifiuti di metalli e dei composti metallici rappresenta il 13% del totale gestito. Comprende i rifiuti prodotti dal settore delle costruzioni (6 milioni di tonnellate) e dal trattamento meccanico dei rifiuti (4,7 milioni di tonnellate); la gran parte sono recuperati nelle acciaierie in Lombardia. Il recupero di sostanze organiche rappresenta il 7,2% del totale gestito, principalmente carta, cartone e legno.

L’import supera l’export 

Significativi i dati sull’import/export dei rifiuti. Nel 2020 sono stati esportate 3,6 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, a fronte di una importazione di oltre 6,7 milioni di tonnellate. Il 98,7% dei rifiuti importati è costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 1,3% (85 mila tonnellate) da rifiuti pericolosi. Per quanto riguarda le esportazioni, il 66% (circa 2,4 milioni di tonnellate) è costituito da rifiuti non pericolosi ed il restante 34% (oltre 1,2 milioni di tonnellate) da rifiuti pericolosi.

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Una parte rilevante dell’export è destinato alla Germania, 817 mila tonnellate di cui 555 mila tonnellate di pericolosi, prevalentemente prodotte da impianti di trattamento dei rifiuti (466 mila tonnellate) e dalle attività di costruzione e demolizione (circa 216 mila tonnellate). Tali rifiuti sono destinati sia a smaltimento che a recupero di materia.

Relativamente all’import, il quantitativo più rilevante è costituito da rottami metallici provenienti dalla Germania, circa 1,9 milioni di tonnellate e dalla Francia, circa 594 mila tonnellate di rifiuti, ed è recuperato dalle industrie metallurgiche localizzate in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia. Dalla Svizzera provengono circa 399 mila tonnellate di terre e rocce destinate, per la quasi totalità in Lombardia, ad attività di recupero ambientale.