Materie prime critiche: Italia a rischio

Un terzo del Pil dipende da materie prime critiche extra UE. Aumentando il riciclo potremmo recuperare 7.600 tonnellate di materiali oggi importati.

I dati dello studio Ambrosetti per Erion

Sono 564 miliardi di euro. È il valore della produzione industriale italiana che dipende da materie prime critiche importate da paesi extra UE. Materie prime indispensabili per settori chiavi, ad alto tasso di tecnologia e fondamentali per costruire un sistema economico low carbon (come le rinnovabili). I dati arrivano da uno studio di The European House – Ambrosetti commissionato da Erion.
Parliamo di una cifra equivalente a un terzo del Pil del nostro Paese che in parte finisce proprio in Russia. Una quota variabile tra il 28 e il 35% di materiali quali platino, rodio e palladio così come l’11% dell’alluminio primario arrivano proprio di lì. Per un volume di importazioni che arriva a 107 miliardi di euro. Una risposta efficace a questa forte dipendenza, ancora più preoccupante nell’attuale contesto di forte instabilità geopolitica, è l’economia circolare. Sfruttare quelle miniere urbane che sono i Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche così come le pile e gli accumulatori. In Italia non lo facciamo ancora abbastanza.

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I Raee: una preziosa miniera urbana

I Raee possono essere una importante fonte di approvvigionamento. Si stima che nel 2030 il mondo sarà invaso da 75 milioni di tonnellate di tali rifiuti. Quasi 20 milioni in più di quelli stimati nel 2020. Un enorme problema di gestione, con flussi illegali che già oggi costituiscono una piaga per il Sud del mondo. Ma anche un’enorme opportunità. In Italia, nel 2021 meno del 40% di tali rifiuti è stato correttamente riciclato. Il target europeo è fissato al 65%. E ancora: con il 43,9% di riciclo, siamo tra gli ultimi in Europa nella gestione di pile e accumulatori.
Portarci a livello dei nostri migliori “competitor” determinerebbe vantaggi economici, ambientali e sociali. Se arrivassimo al 70-75% di riciclo dei Raee potremmo recuperare fino a 7.600 tonnellate di materie prime critiche. Ovvero, l’11% di quelle che abbiamo importato dalla Cina nel 2021, che è in assoluto il Paese leader nell’estrazione e lavorazione di tali materiali strategici. L’aumento del tasso di riciclo dei Raee comporterebbe una mancata immissione in atmosfera di quasi 1 milione di tonnellate di CO2 con un conseguente beneficio sociale per le comunità quantificabile in 208 milioni di euro.

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Italia in ritardo, tra “distrazione” e burocrazia

“Il riciclo dei Raee può dare un contributo importante ma deve essere potenziata la raccolta. Purtroppo il nostro Paese non brilla – ha dichiarato all’agenzia Dire, Giorgio Arienti, direttore generale Erion Weee – Da una parte perché noi cittadini siamo ancora un po’ distratti e dall’altra perché, se anche volessimo attuare dei comportamenti virtuosi, non è sempre facile attuarli. Lo Stato deve fare di tutto per agevolare i comportamenti virtuosi, affinché si possano ottenere risultati interessanti. Ci sono già proposte, sia dal punto di vista normativo che impiantistico. Innanzitutto, va semplificato l’iter autorizzativo per gli impianti di trattamento. Oggi ci sono iter che scoraggiano anche gli imprenditori più determinati. E serve una semplificazione della burocrazia necessaria affinché i negozianti possano raccogliere i rifiuti. Dal punto di vista economico, una spinta può arrivare dai fondi Pnrr per i progetti faro nell’economia circolare nel settore Raee. Sono 150 milioni di euro che potranno dare una spinta alla raccolta e al trattamento purché vengano rimosse le lungaggini burocratiche”. Oggi, in media, la realizzazione di un impianto richiede 4,3 anni.

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Materie prime critiche cruciali per l’industria e la transizione

Lo studio presenta molti dati interessanti ed è il primo a fotografare la dipendenza dell’industria italiana dall’import di materie prime critiche. L’Unione europea periodicamente stila una lista delle più ricercate. L’ultima (2020) comprende 30 tra materiali, metalli e minerali. Tra essi figurano diversi elementi cruciali per le tecnologie dell’energia pulita. Litio, cobalto, grafite. Terre rare come neodimio e disprosio impiegati nei magneti per le turbine eoliche. Metalli nobili del gruppo del platino – platino, iridio, palladio – utilizzati nella produzione dell’idrogeno.

In Italia ben 26 tra questi Critical raw materials sono indispensabili per l’industria aerospaziale, 24 per quella ad alta intensità` energetica, 21 per l’elettronica e l’automotive e 18 per le energie rinnovabili. Quest’ultimo è un settore in cui la domanda è destinata inesorabilmente a crescere. Tutta L’Europa è fortemente dipendente dalle importazioni estere con la Cina primo fornitore e principale esportatore di terre rare.

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