Presentati i risultati del Progetto Cometa coordinato da Novamont
La chimica verde può essere una leva importante per valorizzare la specificità dei territori, le competenze locali e promuovere anche nelle aree fragili modelli di sviluppo agro-industriali. Lo dimostrano i risultati del progetto Cometa “Colture autoctone mediterranee e loro valorizzazione con tecnologie avanzate di chimica verde”.
Il progetto Cometa
Finanziato dal Miur e coordinato da Novamont, il progetto ha sperimentato sistemi colturali non-food, innovativi ed a basso input da coltivare in aree fragili. Grazie a tecnologie avanzate di chimica verde a basso impatto, Cometa è riuscito a convertire le diverse frazioni delle colture (semi, biomassa ipogea ed epigea) in bioprodotti di interesse per il comparto agricolo ed industriale. Con l’idea di generare significativi impatti nei territori fragili ed in crisi del Sud Italia.
La valorizzazione del territorio
Un primo vantaggio è dunque di carattere ambientale. Queste colture hanno infatti consentito la valorizzazione e il recupero di aree marginali, a rischio di erosione/desertificazione, sotto-utilizzate, inquinate e/o male utilizzate. Nello specifico di alcune regioni del centro sud: Campania, Sardegna, Lazio, Sicilia e Umbria.
La creazione di una filiera agroindustriale
Durante i 42 mesi di sperimentazione, Cometa ha utilizzato le colture cosiddette “multi-purpose”. Da cardo, cartamo e brassicaceae sono stati ottenuti e testati bioprodotti a basso impatto per il comparto agricolo e industriale. Tra questi: mangimistica per animali, bioplastiche biodegradabili e compostabili, funghi, biolubrificanti, ingredienti per cosmesi, biostimolanti e compost per l’agricoltura, bioinsetticidi, estratti per la nutraceutica e la salute.
Cometa rappresenta un esempio concreto di economia circolare che favorisce l’attivazione di filiere agro-industriali virtuose che partendo dalle peculiarità dei territori, possano restituire vantaggi ambientali, sociali ed economici. [MPT]