di Fabrizio Vigni
Il disegno di legge delega sulla riforma fiscale presentato dal governo Draghi ha l’ambizione di essere una riforma di grande portata. Per valutarne pienamente gli effetti bisognerà aspettare i decreti delegati. Quel che è certo fin d’ora, però, è che è destinata a cambiare il quadro di riferimento per tutte le principali imposte dirette e indirette, dall’imposta sui redditi all’Irap, dall’Ires all’Iva, dalla tassazione sul reddito di impresa all’adeguamento del catasto.
Tra i principi e criteri direttivi indicati nel disegno di legge ce ne è uno di particolare interesse per la transizione ecologica. All’articolo 5 si indica infatti l’obiettivo di “adeguare in coerenza con l’European Green Deal e la disciplina europea armonizzata dell’accisa, le strutture e le aliquote della tassazione indiretta sulla produzione e sui consumi dei prodotti energetici e dell’energia elettrica, con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili”.
Fin qui tutto bene. Utilizzare la leva fiscale per promuovere le energie rinnovabili e contribuire alla riduzione delle emissioni, garantendo al tempo stesso la sostenibilità sociale delle misure, è una scelta che va sicuramente nella direzione giusta. Quella prevista nel disegno di legge, però, è una misura incomprensibilmente parziale e incompleta.
La transizione ecologica, per essere effettivamente tale, deve camminare su due gambe: la transizione energetica da un lato, verso l’economia circolare dall’altro. Perché limitarsi allora a usare la leva fiscale per muovere più velocemente la prima gamba senza occuparsi della seconda?
Il Green Deal europeo è da questo punto di vista molto chiaro: le due sfide camminano di pari passo. Non a caso il Piano di azione per l’economia circolare è parte essenziale della strategia europea. Ed è sempre più chiaro che per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica non basta sviluppare le energie rinnovabili e l’uso efficiente dell’energia, bisogna promuovere anche l’economia circolare e l’uso efficiente della materia.
È auspicabile, dunque, che in sede di esame parlamentare le legge delega venga corretta e integrata, estendendo il criterio di riforma previsto dall’articolo 5 anche alla struttura e alle aliquote della tassazione indiretta sui prodotti e sui consumi per accelerare la transizione all’economia circolare, in coerenza con l’European Green Deal.
Orientare attraverso la leva fiscale le produzioni e i consumi verso la circolarità – in particolare incentivando l’uso di materie prime seconde – è una delle condizioni necessarie per migliorare il tasso di utilizzo circolare delle risorse, sviluppare ulteriormente gli investimenti e rafforzare le potenzialità del nostro paese in questa sfida di valore strategico.