Le lungaggini della Commissione Ue mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici e costano miliardi ai consumatori
I ritardi nelle politiche europee di etichettatura energetica e di ecodesign potrebbero costare ai consumatori fino a 40 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Questa la stima contenuta nel Report “Delays in ecodesign implementation threaten 55% climate targets and cost citizens billions” pubblicato da alcune organizzazioni ambientaliste che hanno provato a calcolare gli impatti economici e ambientali delle lungaggini dell’Europa nella definizione di nuove politiche in questi due ambiti.
“Le politiche di ecodesign ed etichettatura energetica – si legge nel Report – sono state responsabili del raggiungimento di un quarto degli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’Ue per il 2020 e di quasi la metà del risparmio energetico; generando nel contempo risparmi per i consumatori, nuovi posti di lavoro e risorse per le imprese. Ma ora la loro efficacia rischia di essere ridotta dai ritardi nell’adozione delle misure di attuazione”.
Nella situazione attuale le famiglie europee si troveranno a pagare 110 euro in più sulla bolletta energetica, mentre complessivamente si potrebbero risparmiare 40 miliardi euro da qui al 2030.
Inoltre, secondo i ricercatori, le politiche di ecodesign e etichettatura energetica da sole potrebbero garantire almeno un terzo dei tagli di emissioni necessari per raggiungere l’obiettivo fissato dalla Ue da qui al 2030: oltre 500 milioni di tonnellate di CO2 sulle 1.500 totali che devono essere ridotte tra il 2015 e il 2030.
Secondo le stime contenute nel Rapporto, l’Unione europea potrebbe infatti arrivare a risparmiare fino a 58 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 l’anno rafforzando le sue politiche di ecodesign ed etichettatura energetica. Una quantità vicina alle emissioni annuali dell’Ungheria e quasi il 4% degli sforzi europei necessari per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55%.