Crescono di 1,3 milioni di tonnellate i rifiuti classificati come urbani

Uno studio delle Camere di commercio e di Ecocerved analizza gli effetti del decreto 116/2020

In città ci sarà più bisogno di economia circolare perché crescono i rifiuti. In realtà è una crescita che nasce da un’espansione dell’area di indagine, ma che comunque porta a modificare i numeri in gioco nella dimensione urbana. Ci saranno 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti in più da gestire in seguito alla riclassificazione prevista dal decreto legislativo 116/20 entrato in vigore lo scorso primo gennaio. 

Il decreto ha introdotto la categoria “rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti”, diverse da quella domestica ma simili per natura e composizione ai rifiuti domestici. Secondo lo  studio “Riclassificazione dei rifiuti urbani: un’analisi quantitativa” realizzato dalle Camere di commercio  e da Ecoceverd, l’incremento complessivo porterà a un aumento dell’8% della raccolta differenziata e riguarderà 48 mila imprese nel nostro Paese. 

Le frazioni che cresceranno di più saranno carta e cartone (+24,6%) e multimateriale (+17%), a seguire legno, plastica e organico. Mentre le attività economiche che forniranno i maggiori contributi saranno supermercati, uffici e negozi. 

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Il decreto legislativo 116 del 2020 – a modifica del decreto legislativo 52 del 2006 – stabilisce che sono rifiuti urbani:

  • I rifiuti domestici indifferenziati e da raccolta differenziata come vetro, metallo, plastica,  rifiuti organici, legno, tessili, imballaggi, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti di pile e accumulatori e rifiuti ingombranti compresi materassi e mobili;
  • I rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti da altre fonti diverse da quella domestica che sono simili per natura e composizione ai rifiuti domestici  indicati nell’allegato L-quater prodotti dalle attività riportate nell’allegato L-quinquies, alla parte IV del Codice ambientale (Dlgs 152/06).

L’analisi svolta mira a quantificare i rifiuti che rientrano in questa seconda tipologia e che vanno considerati come rifiuti urbani quando avviati al riciclo anche se non raccolti dai Comuni.

Se è chiaro che non si tratta di un aumento nella produzione dei rifiuti – questi rifiuti sono già oggi prodotti dalle imprese – è però evidente che l’incremento delle quantità potrebbe creare alle amministrazioni comunali problemi nella gestione dei rifiuti. 

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