Nel Rapporto giudizio positivo sulla tenuta del sistema dei rifiuti anche in epoca Covid-19. Ma occorre risolvere alcune criticità
Se il 2019 ha confermato dati in crescita e consolidamento nella raccolta e gestione dei rifiuti, l’emergenza coronavirus ha cambiato le carte in tavola. E’ questa la fotografia che emerge dal XI rapporto “L’Italia del riciclo 2020” realizzato dalla Fondazione sviluppo sostenibile e da Fise Unicircular (Unione imprese economia circolare) che ogni anno mette in luce i trend del settore .
L’edizione 2020 del Rapporto dedica ampio spazio agli effetti prodotti dalla pandemia sulle attività connesse al riciclo dei rifiuti urbani e speciali in Italia. Complessivamente in questi mesi – si legge nel rapporto – il sistema di gestione dei rifiuti ha retto mostrando capacità di adattamento e continuando a garantire le diverse fasi di raccolta, trattamento e riciclo.
Aumentati nei primi quattro mesi del 2020 – compresi i due mesi di lockdown di marzo e aprile – i dati riferiti alle raccolte differenziate domestiche degli imballaggi, probabilmente a causa dell’aumento dell’e-commerce. Considerando nell’insieme l’andamento delle raccolte delle diverse filiere, si è avuto un incremento di oltre il 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La crescita maggiore nella carta e acciaio (+10%), seguita dal + 5-6% per vetro e plastica. Al contrario si sono avute riduzioni significative (-10%) per le filiere collegate alle isole ecologiche, in particolare per i rifiuti elettrici ed elettronici e il legno.
La chiusura della ristorazione e il crollo del turismo hanno prodotto un calo del 15% della raccolta dei rifiuti organici. Allo stesso modo l’interruzione delle attività industriali, del settore delle costruzioni e del commercio ha determinato la contrazione di alcune filiere. Ad esempio la raccolta di solventi, pneumautici fuori uso , oli minerali usati, oli e grassi animali e vegetali esausti.
Ma le ripercussioni più pesanti dell’emergenza sanitaria si sono registrate sulla riduzione degli sbocchi esteri, dovute a chiusure e rallentamenti doganali, e di quelli nazionali. Si sono in pratica verificate una forte contrazione della richiesta di materie prime riciclate e una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini legata anche al calo dei prezzi.
I mesi di emergenza hanno evidenziato alcune necessità. Tra queste l’emanazione dei decreti “end of waste” per le tipologie di rifiuti ancora in sospeso, il sostegno al mercato delle materie prime seconde (per esempio attraverso leve economiche per il loro inserimento nella realizzazione dei nuovi prodotti), l’ampliamento dei criteri ambientali minimi e la riduzione dell’aliquota Iva per i prodotti riciclati.
È stato inoltre proposto un contributo a fondo perduto da erogare ai Comuni per coprire i servizi e le tasse locali per i rifiuti non pagate dalle imprese e dalle famiglie in difficoltà.