I risultati delle ultime ricerche su come riutilizzare l’anidride carbonica nel settore energetico e all’interno dei processi produttivi
Per combattere la crisi climatica la prima mossa da fare è ovviamente chiudere il rubinetto dei combustibili fossili. Ma il riciclo della CO2 può essere un tassello importante per accelerare il passo verso la decarbonizzazione, anche se i numeri oggi sono ancora molto piccoli. E la via maestra da seguire per riciclare l’anidride carbonica è quella di riutilizzarla nel settore energetico, da cui peraltro proviene in massima parte. E’ l’opinione di Luigi Mazzocchi, responsabile del Dipartimento Tecnologie di Generazione e Materiali di Rse, Ricerca sistema energetico.
L’occasione – spiega Mazzocchi – è offerta dalla grande rivoluzione che attraversa il settore elettrico: il passaggio a quote sempre più importanti di energia da fonti rinnovabili non programmabili come sole e vento: “In Italia al momento fotovoltaico ed eolico valgono circa il 15% della produzione elettrica. Al 2030, secondo il piano del governo, si dovrebbe arrivare a oltre il doppio di questa percentuale. E siccome, come è noto, si può arrivare a picchi di produzione che eccedono i consumi immediati e rischiano di essere sprecati, si tratta di trovare il sistema – o i sistemi – per non sperperare questa ricchezza”.
La ricerca sulle prospettive di conversione della CO2 sono decisamente interessanti, come dimostra il focus di RES Magazine – sito promosso da CSEA – dedicato all’argomento. Ad esempio sono promettenti i primi risultati di un progetto Cnr, sviluppato all’interno del programma della Ricerca di Sistema. “La CO2 è una molecola inerte, significa che reagisce difficilmente. Per questo, in una prima fase, dobbiamo utilizzare una tecnologia che opera ad alta temperatura. Si tratta di celle elettrochimiche in grado di convertire la CO2 e l’acqua in un gas di sintesi composto da idrogeno e monossido di carbonio”, spiega Antonino Aricò, ricercatore presso l’Itae di Messina.
Enea sta invece lavorando sull’uso degli scarti dell’industria siderurgica e del cemento per catturare la CO2 e produrre materiali di qualità e a basso costo da impiegare in edilizia e nella cantieristica stradale. E’ un progetto testato nell’impianto pilota Zecomix presso il centro Enea Casaccia. Zecomix partecipa al progetto europeo “Eccselerate” finanziato con circa 3,5 milioni dalla Ue nell’ambito di Horizon 2020. Oltre a Enea, gli altri partner italiani del progetto sono Sotacarbo, Università di Bologna e Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale.