Ecco come il Recovery Fund può essere occasione di lancio per l’economia

Contributi per finanziare la trasformazione di prodotti non riciclabili, prorogare per 5 anni il sostegno alle imprese “circolari”, raddoppiare il credito di imposta e alzare a 3 milioni annui il limite per gli investimenti agevolabili. Sono alcune delle dieci proposte elaborate dal Circular Economy Network (CEN) assieme a esperti e rappresentanti delle imprese da attuare immediatamente per trasformare il Recovery Fund in un piano di lancio per l’economia a basso consumo di materie prime.

“L’economia circolare può essere il volano per la ripresa del nostro Paese”. Lo dice Edo Ronchi, presidente del CEN, in occasione della presentazione del nuovo documento di proposta per il Recovery Fund in ottica di rilancio dell’economia circolare. “Ce lo chiede l’Europa sottolineando la necessità di riconvertire in chiave sostenibile le nostre produzioni: è un treno che non possiamo perdere. Ma finora la risposta che è venuta dal governo in questo campo non è stata adeguata alla sfida che abbiamo di fronte. Bisogna fare di più. E senza perdere tempo perché occorre elaborare rapidamente progetti dettagliati e convincenti per l’utilizzo dei 209 miliardi di euro del recovery Fund”.

Servono interventi decisivi

“Si tratta – avverte il CEN – in primo luogo di aumentare i finanziamenti pubblici del Piano transizione 4.0 per le imprese che investono nell’economia circolare. E poi di dare, nel 2021 e nel 2022, contributi a fondo perduto pari alla metà dei fondi necessari per la riconversione dei prodotti difficili da riciclare in prodotti facilmente riciclabili. In questo modo si potrà stimolare la progettazione di filiere di produzione più avanzate. Ma per realizzarle servono gli impianti. È necessario perciò riformare e semplificare il sistema delle autorizzazioni. Inoltre vanno accelerate le procedure amministrative per la realizzazione delle infrastrutture di cui l’economia circolare e la sharing economy hanno bisogno”.

Servono cioè sia investimenti che strumenti operativi per rendere più facile la vita a chi sceglie l’innovazione nel campo dell’economia circolare. Da una parte si chiede quindi di “promuovere misure di fiscalità ecologica tese a incentivare l’utilizzo di materie prime seconde derivate dal riciclo e, in particolare, coordinare a livello europeo misure di IVA agevolata per l’economia circolare”. Dall’altra di “aumentare il tasso di circolarità della manifattura introducendo l’obbligo di un contenuto minimo di materiali riciclati in determinati prodotti, privilegiando le materie riciclate di provenienza nazionale ed europea”.

Inoltre bisogna allargare il principio della responsabilità estesa del produttore. Servono obiettivi minimi di riciclaggio ai settori del tessile e dell’edilizia e di tutti gli altri prodotti elencati nella direttiva sulle plastiche monouso.

Parola d’ordine: semplificare

Sul fronte legislativo, il CEN lancia la proposta di semplificare la procedura per il riciclo dei rifiuti (End of waste), rendendo più efficaci i controlli ordinari, eliminando il doppio sistema di controllo a campione delle autorizzazioni caso per caso. E di costituire l’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse nell’ambito dell’ENEA. Uno strumento di coordinamento, mettendo a sistema enti di ricerca, università, poli finalizzati al trasferimento tecnologico verso le imprese.

Si chiede infine di “completare l’iter per il recepimento e l’attuazione del pacchetto di direttive rifiuti – economia circolare”. E di creare due fondi per dare continuità al processo di innovazione e migliorare il dialogo tra il settore pubblico e quello privato.

Il primo è destinato a incentivare nel 2021 e 2022 la ricerca e lo sviluppo per l’economia circolare; il secondo ha come obiettivo la formazione del personale delle pubbliche amministrazioni in materia di economia circolare.

Conclude poi Ronchi dicendo che “Ciò che serve al Paese è lo sviluppo di un nuovo ciclo di investimenti per la realizzazione di impianti di gestione dei rifiuti. Anche per l’economia circolare chiediamo strategie per superare gravi squilibri territoriali nella dotazione impiantistica. Solo così consentiremo il raggiungimento sull’intero territorio nazionale degli obiettivi indicati dalle direttive europee”.

Scarica il documento “PROPOSTE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE NEL RECOVERY PLAN NAZIONALE”