Imballaggi sempre più circolari

Tre grandi aziende del settore alimentare – Misura, Philadelphia e Nespresso – dimostrano concretamente come realizzare packaging riciclabili e sostenibili

 

Sono sempre di più le aziende che stanno riconvertendo i propri processi produttivi in chiave circolare, ripensando l’approvvigionamento delle materie prime, la realizzazione dei prodotti, il modello distributivo, il fine vita. In questa riconversione l’attenzione al packaging rappresenta un aspetto chiave, in particolare per i pesanti impatti ambientali prodotti da imballaggi inquinanti e non riciclabili che rischiano di finire in discarica o, peggio, dispersi in ambiente.

Decisamente innovativo il nuovo packaging per snack messo a punto da Misura, azienda storica del settore health del gruppo Colussi, che potrà essere smaltito assieme agli scarti alimentari. Realizzato con materie prime di origine vegetale, il nuovo incarto sostituirà quelli attuali in plastica tradizionale e sarà compostabile al 100%. Contribuendo così non solo alla riduzione dei rifiuti plastici (52% in meno di plastica utilizzata per il packaging) ma anche alla fertilizzazione del suolo.

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Le confezioni compostabili – che consentono di mantenere inalterate le caratteristiche e le proprietà dei prodotti – nascono da una collaborazione tra Misura e Novamont, storico gruppo italiano della bioeconomia circolare che ha sviluppato la bioplastica Mater-Bi, materia prima per il nuovo packaging. E’ la prima azienda, a livello internazionale, che punta sul packaging compostabile per prodotti alimentare da scaffale.

 

A seguire, entro il 2022, Philadelphia, marchio della multinazionale Mondelez attiva nel settore alimentare realizzerà un packaging in plastica riciclata. Il primo impegno prevede di utilizzare il 5% di materiale riciclato in tutti gli imballaggi in plastica. Ma gli obiettivi sono più ambiziosi. Mondelez International ha infatti preso parte alla New Plastics Economy della Ellen MacArthur Foundation ed è firmataria del suo Global Commitment, che unisce oltre 450 aziende, governi e altre organizzazioni in una visione comune di un’economia circolare per la plastica. Nell’ambito di questi impegni, la multinazionale garantisce che da qui al 2025 gli imballaggi saranno progettati per essere completamente riciclabili (oggi lo sono al 93%) e conterranno in etichetta le informazioni sul riciclo.

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Anche Nespresso sta puntando sulla circolarità. In questo caso il processo di riciclo vede il diretto coinvolgimento dei consumatori chiamati a riconsegnare le capsule esauste. Una volta raccolte, le capsule vengono portate a un impianto che separa i residui di caffè dall’alluminio, avviando i materiali verso due differenti cicli di recupero. L’alluminio, riciclato al 100%, viene destinato alle fonderie e riutilizzato per produrre nuovi oggetti. Il caffè invece diventa compost ed è impiegato in una risaia come fertilizzante. Il riso prodotto viene riacquistato da Nespresso e successivamente donato a Banco Alimentare della Lombardia. Finora il programma, attivo attraverso 113 punti di raccolta in 67 città italiane, ha permesso di donare quasi tre milioni di porzioni di riso.