di Fabrizio Vigni
C’è chi, al solo sentir parlare di politica industriale, grida allo statalismo. C’è chi, al contrario, sogna uno Stato che interviene direttamente nell’economia. Lasciamo da parte ogni approccio ideologico, per un attimo, e proviamo a guardare alle cose con realismo. In una fase come questa – dentro una crisi economica e sociale senza precedenti esplosa con la pandemia – ognuno può rendersi conto dell’importanza dello Stato. Non serve uno Stato gestore dell’economia, certo. Né una politica dirigista, d’accordo. Ma di uno Stato capace di supportare le imprese e al tempo stesso di regolare e orientare lo sviluppo verso la sostenibilità, di questo sì che abbiamo bisogno, più che mai.
Quel che è certo è che la transizione ecologica verso un’economia green, circolare e decarbonizzata – prevista dal Green Deal europeo e dal Piano per l’economia circolare – ha bisogno anche di forti ed efficaci politiche pubbliche. Richiede dunque, in altre parole, adeguate politiche industriali e fiscali.
E’ una buona notizia, da questo punto di vista, l’emanazione del decreto attuativo del Piano Transizione 4.0, previsto dalla legge di bilancio per il 2020 e firmato nei giorni scorsi dal ministro dello Sviluppo Economico. Il Piano Transizione 4.0, ricordiamolo, costituisce il principale strumento di politica industriale del nostro Paese. Prosegue e innova le misure già avviate da alcuni anni con il Piano “Industria 4.0”. Si pone l’obiettivo di stimolare la spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, attraverso incentivi destinati sia a beni strumentali che al capitale umano, per sostenere la competitività delle imprese e favorirne i processi di transizione digitale ed ecologica.
Con il Piano saranno mobilitati circa 7 miliardi di euro di risorse. Non sono pochi. Saranno destinati alle imprese che punteranno sull’innovazione, anche attraverso investimenti green nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. Il credito d’imposta, di cui possono usufruire tutte le imprese, è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese agevolabili in caso di attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di una serie di obiettivi di transizione ecologica.
Quali obiettivi, in particolare? Il decreto ne indica alcuni, a titolo esemplificativo. Tutti rivolti ad accelerare la transizione verso l’economia circolare. Tra questi, la progettazione di prodotti sostenibili che durino più a lungo e siano concepiti per essere riutilizzati, riparati o aggiornati per il recupero delle proprie funzioni o sottoposti a procedimenti di riciclo ad elevata qualità, per il recupero dei materiali, in modo da ridurre l’impatto ambientale dei prodotti lungo il loro ciclo di vita. La realizzazione di catene del valore a ciclo chiuso nella produzione ed utilizzo di componenti e materiali, anche sfruttando opportunità di riuso e riciclo. L’introduzione di modelli di sinergia tra sistemi industriali presenti all’interno di uno specifico ambito economico territoriale – la cosiddetta simbiosi industriale – caratterizzati da rapporti di interdipendenza funzionale in relazione alle risorse materiali ed energetiche (ad es. sottoprodotti, rifiuti, energia termica di scarto, ciclo integrato delle acque). L’adozione di soluzioni tecnologiche per il recupero, finalizzate ad ottenere materie prime seconde di alta qualità. L’introduzione di tecnologie e processi di remanufacturing intelligenti, in modo da prolungare il ciclo di utilizzo dei componenti con soluzioni a ridotto impatto ambientale. L’adozione di soluzioni e tecnologie per monitorare il ciclo di vita del prodotto e consentire la valutazione dello stato del prodotto post-uso al fine di facilitare il recupero di materiali e funzioni. L’introduzione di modelli di business “prodotto come servizio” per favorire catene del valore circolari di beni di consumo e strumentali.
Sono tutti obiettivi che vanno nella direzione giusta. Vale la pena di ricordare che la proposta di innovare ed estendere il Piano Industria 4.0, finalizzandolo in maniera esplicita all’economia circolare, era stata una delle priorità indicate dal Circular Economy Network fin dal primo Rapporto sull’economia circolare in Italia. Ora si sta concretizzando. Potrà dare, si spera, un impulso importante alla transizione verso l’economia circolare. Meglio ancora sarà se a questo provvedimento si affiancheranno anche misure di carattere normativo per velocizzare gli investimenti, semplificando le procedure per la realizzazione degli impianti e per le attività di riciclo connesse all’end of waste. Visto che il governo sta per emanare il cosiddetto “decreto semplificazioni”, è un’occasione da non sprecare.