Il lavoro circolare crescerà del 26% nei prossimi cinque anni

I risultati dell’indagine di Legambiente e Green Factor  sul futuro dei green jobs. Per il 61% degli intervistati la crisi sanitaria può diventare un’occasione per dare maggiore spazio a un’occupazione più sostenibile

 

Nell’Italia pre Covid sono oltre 1 milione e 600 mila i posti di lavoro circolari. Questa il dato diffuso da  Unioncamere-Anpal, aggiornato a febbraio 2020, sui posti di lavoro nelle professioni legate all’economia circolare. Le competenze green hanno un altissimo potenziale occupazionale in molte attività. Nel  2019 sono state richieste dal 78,8% delle imprese italiane: non solo ai laureati (83,1%), ma anche ai neodiplomati (78,1%) e a chi si affaccia al mondo del lavoro subito dopo le scuole dell’obbligo (79,8%). Tra le professioni chiamate ad affinare le abilità green anche cuochi, gestori di bed and breakfast e agriturismi, addetti all’assistenza e alla sorveglianza di adulti e bambini, così come falegnami, fabbri, estetisti e webmaster.

 

Partendo da questi dati per comprendere meglio il futuro dell’occupazione green nell’Italia post pandemia, Legambiente e Green Factor nell’ambito del progetto Ecco (Economie Circolari di Comunità) hanno sviluppato uno studio. L’analisi si è concentrata su 55 figure professionali e ha coinvolto un gruppo selezionato di esperti scelti fra operatori di economia sociale e circolare. Obiettivo: valutare l’impatto socio-economico della crisi legata al Covid-19 e il grado di fiducia in una possibile ripresa basata sullo sviluppo sostenibile.

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Nonostante l’indagine di Legambiente e Green Factor sia stata svolta proprio nel periodo di lockdown, il 61% del campione ritiene che la crisi sanitaria possa essere un’occasione per costruire un nuovo paradigma occupazionale più sostenibile.

Le previsioni riguardanti l’occupazione circolare appaiono più rosee nel medio termine. Gli intervistati ritengono che i green jobs cresceranno nel prossimo anno quasi dell’8%,  per arrivare  al 26,4% nei prossimi 5 anni. La riparazione e il recupero di beni sono percepiti come i settori con  maggiore possibilità di sviluppo nel prossimo futuro.  Anche il settore del riuso però è di fondamentale importanza, se si considera l’aumento sia di franchising che di piccole attività che puntano sul mercato della ‘seconda mano’. Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy, il valore generato dalla compravendita dell’usato in Italia è pari a 23 miliardi di euro.

“Possiamo e dobbiamo immaginare che il mercato del lavoro abbia sempre più bisogno di competenze verdi. Lo confermano i numeri”, dichiara Lorenzo Barucca, Responsabile nazionale di economia civile Legambiente.“L’economia e i processi circolari rappresentano la direttrice sulla quale è possibile innervare percorsi economici civili per generare posizioni lavorative e includere persone in condizioni di marginalità. Crediamo che la strada dell’inclusione circolare possa rappresentare una sana ricetta di sviluppo economico che guarda al rilancio in chiave green di settori strategici per il Paese tra cui turismo, mobilità, ristorazione, energia e rifiuti”.

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