Conai: “Covid19 rischia di bloccare il riciclo”

L’emergenza Coronavirus ha pesanti effetti sulla raccolta e riciclo dei rifiuti. Le richieste del Consorzio nazionale imballaggi in una lettera al presidente del Consiglio Conte

 

L’emergenza Covid19 può mettere a rischio anche la raccolta differenziata e il riciclo. Questa la preoccupazione espressa dal Consorzio nazionale imballaggi (Conai) in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo scorso 23 marzo. Infatti sebbene non bloccate dal Dpcm 22 marzo in quanto – ovviamente – ritenute attività essenziali, la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti” così come le attività di recupero dei materiali stanno mostrando non poche criticità legate all’emergenza sanitaria.

La prima di queste criticità – scrive il Conai, consorzio di cui fanno parte circa 800 mila imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi – è correlata al blocco delle attività commerciali e industriali non essenziali che ha conseguenze anche sul recupero degli imballaggi. Va aggiunto il rallentamento, se non lo stop, di molte attività produttive che utilizzano i prodotti del riciclo rappresentando il mercato di sbocco di materie prime seconde o la destinazione finale delle frazioni non riciclabili.

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“Il blocco delle attività produttive non strategiche sta determinando la cancellazione di molti ordini di acquisto di materia prima seconda, ossia la materia ottenuta da riciclo. Un problema che potrebbe, in tempi brevi, costringere i riciclatori a bloccare, almeno in parte, i ritiri dei rifiuti selezionati utilizzati per produrre materia riciclata”, precisa il presidente Conai, Giorgio Quagliuolo.

La legge inoltre stabilisce limiti allo stoccaggio per impianti e piattaforme di conferimento e selezione dei rifiuti superati i quali non può essere accolto altro materiale. La compromissione delle attività presidiate da Conai– si legge nella lettera – può mettere a repentaglio la raccolta differenziata inficiando i positivi risultati ottenuti negli anni e determinando conseguenze gravissime sull’intero sistema di gestione dei rifiuti urbani, già congestionato.

L’acciaio è tra le filiere più critiche. “Sono chiuse 4 acciaierie su 5”, prosegue Quagliuolo. “L’anello debole per l’acciaio sono soprattutto i rottamai, che rappresentano l’ultimo passaggio prima dell’acciaieria. Con le acciaierie chiuse, i rottamai non avranno molta autonomia, e dovranno iniziare a interrompere del tutto i ritiri dalle piattaforme”.

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Inoltre lo stop alla filiera siderurgica impatta anche sul riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettrice ed elettroniche, i Raee. Problema sollevato già alcuni giorni fa dal presidente del Cdc Raee, Giorgio Arienti: “Il settore fa fatica a piazzare soprattutto i metalli ricavati dai rifiuti elettrici ed elettronici visto che l’industria a valle, quella delle acciaierie, è chiusa e non riceve più. Diretta conseguenza è il rallentamento delle attività motivato anche dalla riduzione del flusso dei Raee diminuito nell’ultima settimana del 20%”.

Per fronteggiare questa situazione Conai chiede alcuni interventi al governo: “Innanzitutto aumentare la capacità annua e istantanea di stoccaggio di tutti gli impianti già autorizzati alle operazioni di gestione dei rifiuti, fino a raddoppiarla. Aumentare poi anche la capacità termica, consentita dalla legge, di tutti i termocombustori esistenti, fino a saturazione. Semplificare le procedure burocratiche necessarie per l’accesso alle discariche. E infine autorizzare spazi e capacità aggiuntive per il trattamento e lo smaltimento delle frazioni non riciclabili, che in questa fase non trovano sbocco a termovalorizzazione”.

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