Una recente analisi valuta in che misura le azioni incluse nel nuovo Piano d’azione per l’economia circolare possano contribuire a ridurre le pressioni ambientali legate ai consumi in ambito europeo
Se tutti gli abitanti sulla Terra consumassero come un europeo medio, avremmo bisogno di quasi tre pianeti per sostenere l’economia globale. L’Unione Europea, infatti, ha un’impronta ecologica pari a 4,7 ettari per persona (gha), mentre la biocapacità globale è di 1,7 gha. Parte da questo dato“Delivering a circular economy within the planet’s boundaries. An analysis of the new EU Circular Economy Action Plan”, studio che riporta l’attenzione sulla esternalizzazione degli impatti ambientali nella Ue. Secondo lo “European environment State and Outlook 2020”infatti tra il 30 e il 60% degli impatti ambientali associati ai consumi europei ricadono nei Paesi esteri produttori di gran parte di questi beni.
Dunque per raggiungere gli obiettivi globali di sostenibilità occorre agire sui consumi che avvengono nei confini dell’Europa. D’altronde lo stesso Piano d’azione per l’economia circolare pubblicato dalla Commissione europea l’11 marzo 2020 riconosceva la necessità di affrontare non solo il tema del consumo di risorse in Europa,ma anche quello della riduzione delle pressioni ambientali legate ai consumi. Ora l’obiettivo dell’analisi condotta dall’Institute for EuropeanEnvironmental Policy e dallo Stockholm Environment Institute con il contributo di Mistra Foundation è capire in che misura le azioni incluse nel piano d’azione per l’economia circolare possono contribuire a realizzare queste riduzioni.
Tenere traccia delle impronte dei consumi a livello globale – si legge nel documento -è fondamentale per una transizione inclusiva alla sostenibilità. Ma finora le azioni della Ue si sono concentrate su misure dal lato dell’offerta volte a fronteggiare gli impatti negativi di prodotti e servizi. Aspetti fondamentali ma non sufficienti. Infatti è improbabile che solo agendo sul lato offerta si raggiungano i cambiamenti necessari e nel tempo disponibile. Occorre affrontare il tema dei consumi, l’entità e il modo in cui consumiamo nella Ue.
Dall’analisi condotta nel documento su alcune delle iniziative chiave nel Piano d’azione emergono aspetti rassicuranti, ma anche preoccupazioni. Tra le indicazioni: la necessità di concentrarsi sul settore privato e pubblico incentivando e favorendo quei settori che mettono in atto soluzioni innovative in ottica di circolarità. Così come utilizzare meglio la leva fiscale spostandola gradualmente dal lavoro all’utilizzo di energia non rinnovabile e di materie prime, in modo da renderle meno vantaggiose.