Oggi in Europa solo il 10% dei materiali impiegati viene recuperato e riutilizzato: l’economia circolare è ancora ai primi passi. Questa la fotografia che emerge dal quarto Rapporto sull’economia circolare “Paving the way for a circular economy: insights on status and potentials” presentato dall’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA).
A distanza di un anno dall’approvazione del Pacchetto Ue sull’economia circolare, il rapporto EEA osserva che le iniziative di economia circolare in Europa sono ancora in una fase iniziale ed è troppo presto per valutarne gli impatti economici e ambientali. Anche perché per realizzare un efficace monitoraggio servono ulteriori investimenti. “Molti dati pertinenti – ad esempio sui cicli di vita dei prodotti – non sono disponibili nei sistemi di informazione consolidati, comprese le statistiche nazionali”, si legge nel Report EEA.
Fortunatamente la situazione in Europa ha luci e ombre. Infatti se complessivamente il tasso di circolarità è fermo al 10%, segno evidente che c’è molta strada da fare e ci sono molte potenzialità sprecate (silicio, litio e teak sono riciclati all’1%), alcune materie hanno ottime performance. Argento e piombo, ad esempio sono riciclati per oltre il 50%; cobalto, nickel e zinco fino al 50%.
Sul fronte della gestione dei rifiuti i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente segnalano un incremento dei rifiuti trattati del 3% tra il 2010 e il 2016: sono passati da 717 milioni di tonnellate a 740 milioni di tonnellate. Cresciuta di pari passo anche la percentuale del riciclo (50-54%) e quella dell’incenerimento con recupero di energia (12-18%). Diminuita invece la percentuale di rifiuti che finiscono in discarica, scesi dal 29 al 24%, anche se rimangono notevoli differenze tra Paese e Paese nella gestione dei rifiuti.
Lo studio rivela che 21 dei 32 Paesi aderenti allo Spazio Economico Europeo hanno iniziato a sostenere politiche relative all’economia circolare, così come città e regioni stanno adottando proprie strategie e road map.
Si muovono anche le imprese, sia quelle grandi che le medio-piccole. In azienda le iniziative attivate sono principalmente – fa notare il rapporto – sull’efficienza operativa e sulla riduzione degli sprechi, mentre più indietro sono attività legate al prodotto (ecodesign, riciclabilità, riuso, take back sistemi). Il passaggio da modelli di business basati su prodotti a modelli basati su servizi è ritenuto dalla EEA uno sviluppo promettente. I maggiori ostacoli alla diffusione di tali modelli sembrano essere la cultura aziendale, i fattori di mercato e la complessità del sistema regolatorio.
Il consumo di materiale contribuisce in modo significativo alle emissioni globali di gas serra. Secondo United Nations Environment Global Resources Outlook for 2019 oltre il 50% delle emissioni totali di gas serra proviene dall’estrazione e dalla lavorazione delle materie prime . E questo rende la gestione dei materiali in chiave di circolarità una solida strategia di mitigazione climatica.