Emissioni zero entro il 2035, 66 progetti, un super fondo che gestisce 800 milioni di euro di investimenti: ecco come Helsinki sta passando all’economia circolare
Nell’arco di undici anni 4,5 trilioni di dollari di valore aggiunto. Tanto può valere a livello globale secondo alcune stime il passaggio a un modello economico circolare. A ricordarlo è la Finlandia, Paese pioniere nella transizione verso un modello circolare e dove ai primi di giugno si è tenuta la terza edizione del World Circular Economy Forum (Wcef) che ha raccolto 2.200 politici, studiosi manager e analisti provenienti da oltre 90 Paesi.
Il governo di Helsinki è convinto che, per cambiare davvero, occorre darsi obiettivi ambiziosi. Ed è quello che sta facendo: per esempio decidendo di diventare entro il 2035 un Paese a zero emissioni, oppure puntando a modificare lo stesso sistema di tassazione spostando i prelievi fiscali dal lavoro verso le aziende più inquinanti.
Nella strategia finlandese di transizione al modello circolare ha un ruolo fondamentale il Sitra – il Fondo indipendente olandese per l’innovazione – che oggi gestisce 800 milioni di euro di investimenti puntati su progetti profondamente innovativi. Tra i 66 progetti riguardanti il settore pubblico e privato: il programma per la bio circular economy che si occupa di studiare soluzioni di packaging più sostenibili; il piano della città di Helsinki, carbon neutral entro il 2035; l’ecosistema delle isole Aland, che propone un modello di fish farming a zero impatto; la riduzione dei consumi di torba e combustibili fossili che oggi garantiscono il 40% del fabbisogno energetico del Paese; un maggiore utilizzo dei residui forestali e dell’agricoltura per produrre energia pulita. Ma se l’innovazione è fondamentale, al Sitra sono convinti lo sia anche mettere a disposizione adeguate risorse per la replicabilità su scala più ampia dei progetti .
Così come occorre favorire la collaborazione tra i Paesi e soprattutto – come ricordato al Wcef – che l’Europa resti leader globale della transizione verso l’economia circolare.
“Alcuni Paesi sono troppo piccoli per affrontare da soli il cambiamento, serve la collaborazione. In questo l’Europa, con i suoi piani per ridurre l’impatto della plastica e delle emissioni, e con i soldi che ha messo sul piatto – gli ultimi sono gli oltre 2 miliardi di euro dalla Bei per la bio circular economy- non può permettersi di perdere una leadership che si gioca sul campo”, ha ammonito Elliot Harris, segretario all’Onu per lo sviluppo economico.