Attraverso un nuovo rapporto, l’associazione ambientalista presenta un green new deal. Ecco le “Idee e sfide per rilanciare il progetto europeo”
di Nicola Moscheni
A poche settimane dal voto europeo del prossimo 26 maggio, il quotidiano britannico Independent ha reso noto un documento che era stato preparato da diversi Paesi europei in vista del Consiglio europeo dello scorso 9 maggio a Sibiu, in Romania. Nel documento si chiede alla Ue di ridurre al minimo le emissioni di gas serra entro il 2050, ma l’elenco dei firmatari ha registrato grandi assenze, tra cui l’Italia.
Sembra dunque che il nostro Paese non voglia scommettere con decisione sull’ambiente. Una posizione diametralmente opposta a quella di Legambiente che, con il rapporto “Un green new deal per l’Europa. Idee e sfide per rilanciare il progetto europeo” a cura di Edoardo Zanchini e Mauro Albrizio, sostiene che per uscire dalla crisi climatica, economica e sociale l’Europa ha una sola scelta: puntare su un nuovo green deal che metta davvero al centro l’ambiente e il tema dei mutamenti climatici, accelerando le buone pratiche.
Per rispondere alle grandi questioni del lavoro, delle migrazioni e delle disuguaglianze occorre – sostiene il documento dell’associazione ambientalista – puntare su un’economia decarbonizzata e circolare, ridisegnare la fiscalità in chiave green (introducendo una carbon tax ed eliminando i sussidi alle fonti fossili), accelerare la transizione energetica e le politiche di adattamento al clima.
Non è un problema di risorse ma di scelte, emerge dal rapporto. L’Europa deve eliminare i sussidi alle fonti fossili (circa 200 miliardi di euro l’anno) e cancellare i privilegi fiscali di cui godono le multinazionali, poi i diversi Paesi possono integrare con risorse proprie quelle previste dal prossimo Quadro pluriennale (sino a 480 miliardi di euro per il periodo 2021- 2027 se si destina il 40% all’azione climatica). In modo da rendere possibile un pacchetto di investimenti pubblici sufficiente per dare gambe a un vero green new deal.
A parlar chiaro sono i dati di questi ultimi anni sintetizzati nello studio: indicano i passi avanti fatti dall’Ue ma, secondo Legambiente, troppo lentamente rispetto alla velocità della crisi climatica. Tra il 2007 e il 2017 sono calate le emissioni mentre l’economia è riuscita a crescere, come testimonia la percentuale della popolazione occupata tra i 20 e i 64 anni, salita nel 2017 al 72,3% (nel 2007 era al 69,9%). La spesa nazionale lorda per ricerca e sviluppo nel 2017 ha raggiunto il 2,06%, (nel 2007 era all’1,77%). Tra le altre cose, in questi anni è cresciuta – anche se meno del previsto – la quota di riciclo di materia (dal 50% del 2010 al 53% del 2016 sul totale dei rifiuti esclusi i minerari).
Decarbonizzare non serve solo a contrastare i cambiamenti climatici in corso, ma produce anche benefici sociali ed economici. Un’azione climatica in linea con gli obiettivi di Parigi, secondo il recente rapporto della Commissione globale sull’economia e clima, può far crescere l’economia mondiale di ben 26.000 miliardi di dollari, creare 65 milioni di nuovi posti di lavoro ed evitare 700.000 morti premature per l’inquinamento atmosferico già entro il 2030.
“In questo volume”, spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, “abbiamo raccolto idee e punti di vista diversi per capire i cambiamenti in corso e portare nel dibattito elettorale le sfide che l’Europa ha di fronte per uscire da una crisi che dipende dalla mancanza di visione e coraggio nell’affrontare le questioni che si sono aperte in una economia sempre più globalizzata. È tempo di rilanciare il progetto europeo e oggi la chiave del clima è l’unica che permette di costruire un’idea di società e di economia capace di trovare le risposte nei nostri territori e nelle nostre città, come in quelli di tutti i Paesi del Mediterraneo”.
Per Legambiente l’Europa può ancora una volta fare da apripista: ci sono tutte le condizioni per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 e la quota di materia riciclata ha buoni presupposti per aumentare sempre di più. Secondo il rapporto è da qui che l’Europa deve ripartire se vuole animare un nuovo sogno europeo, coinvolgere sempre più i cittadini, e costruire una casa comune sempre più inclusiva, sostenibile, green e competitiva contrastando così le crescenti diseguaglianze tra le quali quella economica.