L’industria pesante può abbattere le emissioni grazie all’economia circolare

Oggi ogni cittadino europeo consuma 800 kg l’anno di acciaio, cemento e sostanze chimiche, plastica compresa. Per produrre questi materiali le industrie pesanti europee ad alta intensità energetica (siderurgiche, chimiche e cementiere) generano una gran quantità di emissioni: sono, infatti, responsabili del 14% della CO2 emessa in Europa, pari a 500 milioni di tonnellate.

Una quantità enorme di emissioni che sarebbe però possibile ridurre – da qui al 2050 – quasi del tutto secondo il recente studio Industrial Transformation 2050 – Pathways to Net-Zero Emissions from EU HeavyIndustry. Per farlo occorre puntare su una pluralità di soluzioni (innovazione dei processi industriali, uso delle energie rinnovabili, digitalizzazione) che comprende la messa a punto di modelli di produzione circolari.

La transizione a un modello circolare rappresenta un aspetto fondamentale per raggiungere l’obiettivo zero emissioni: dal riuso dei materiali potrebbe venire un taglio delle emissioni da 82 a 183 Mt di CO2 all’anno, mentre una maggiore efficienza nell’utilizzo dei materiali permetterebbe di ridurle di 58/171 Mt di CO2.

LEGGI ANCHE  Pallet 100% circolari

E’  evidente che ci sono settori già più avanti. E’ il caso dell’acciaio:  oggi – precisano gli autori del rapporto – i 90 milioni di tonnellate di rottami di acciaio generati in Europa ogni anno valgono circa 20-25 miliardi di euro e vengono esportati o riciclati nell’Ue per produrre nuovo acciaio. Ancora parecchia strada resta da fare invece nella plastica:  meno del 10% dei nuovi prodotti in plastica è realizzato con plastiche riciclate, mentre il riciclaggio potrebbe sostituire fino a 1/3 della nuova produzione di plastica, cosa che permetterebbe di dimezzare le emissioni  di CO2 del settore .

Infine – secondo lo studio –  nei casi in cui non tutte le emissioni potranno essere eliminate attraverso modelli circolari e l’elettrificazione dei processi produttivi, si potrà ricorrere alle tecnologie di cattura e stoccaggio (Ccs) o reimpiego (Ccu) del carbonio che consentiranno di tagliare fino a 235 Mt di CO2 all’anno.