Con gli obiettivi ambientali si crea lavoro

di Edo Ronchi

Quali sarebbero gli effetti economici e occupazionali delle misure necessarie per raggiungere alcuni importanti obiettivi ambientali, nel periodo 2020-2025? Questi effetti sono stati analizzati da uno studio, presentato l’11 aprile, della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e degli economisti di Cles srl.

I primi obiettivi proposti in questo studio, relativi all’aumento del risparmio energetico degli edifici e delle energie rinnovabili, sono necessari per avere al 2030 una riduzione delle emissioni di gas serra del 50%, in linea con la traiettoria dell’Accordo di Parigi (a fronte del 37% del Piano nazionale per l’energia e il clima).

Per l’aumento del risparmio energetico, lo studio valuta la proposta di rendere obbligatoria, per il 50% degli edifici pubblici coinvolti, una ristrutturazione profonda che li renda a bassissimo consumo energetico e per quelli privati,oltre al meccanismo delle detrazioni fiscali, di prevedere prestiti agevolati per tali ristrutturazioni energetiche più impegnative.

Propone inoltre di aumentare le rinnovabili per raggiungere il 50% di consumi elettrici al 2025 (il Piano nazionale prevede il 42%), di portare le rinnovabili termiche al 33% (rispetto al 20% previsto dal Piano) e di aumentare il biometano fino 1,3 Mtep ( il 60% in più del Piano ).

LEGGI ANCHE  Pallet 100% circolari

Per raggiungere questi aumenti, lo studio propone interventi di semplificazione dei meccanismi di sostegno, degli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti e per gli interventi di rifacimento e di ricostruzione, nuove norme di regolazione e standard per quote crescenti obbligatorie di impiego di fonti rinnovabili e di programmare e realizzare le infrastrutture capaci di sostenere tale forte crescita.

La copertura finanziaria di queste misure dovrebbe essere integrata con nuove risorse provenienti dell’ETS, dalla riallocazione dei sussidi ambientalmente dannosi e dall’introduzione graduale di un sistema di carbon pricing, efficace ed equo.

Visto che c’è un ampio consenso sull’economia circolare, questo studio propone di anticipare gli obiettivi delle nuove direttive europee: al 2025 l’obiettivo europeo del 70% di riciclo degli imballaggi, insieme all’aumento delle raccolte differenziate e all’adeguamento degli impianti di trattamento dell’organico per la produzione di biometano; all’80% il riciclo dei rifiuti speciali, migliorando la sua qualità in diverse filiere.

Lo studio propone, infine, di incrementare il settore delle riparazioni e quello del leasing. Gran parte degli strumenti necessari per realizzare questi obiettivi dell’economia circolare sono contenuti nel nuovo pacchetto di Direttive europee da recepire presto e bene. La rigenerazione urbana, che lo studio propone di finanziare con un nuovo bando nazionale, rilancia la capacità d’attrazione delle città con il riutilizzo e l’uso efficiente del patrimonio edilizio esistente e delle aree già urbanizzate, con la riqualificazione dell’edilizia pubblica e privata, con il miglioramento della qualità urbana, limitando il consumo di suolo e affrontando fenomeni di degrado, di declino funzionale e di disordine insediativo.

LEGGI ANCHE  Transizione verde, in arrivo 300 milioni (anche per l’economia circolare)

Questo studio, infine, propone di cambiare l’attuale trasporto urbano, troppo basato sull’utilizzo individuale dell’auto di proprietà, rilanciando il trasporto condiviso, sia quello pubblico tradizionale con l’acquisto di nuovi mezzi sia quello della sharing mobility, supportando inoltre lo sviluppo della mobilità ciclistica e pedonale e promuovendo l’elettrificazione dei veicoli.

Nel periodo considerato, 2020-2025, queste misure attiverebbero, sulla base delle analisi e delle dettagliate elaborazioni di questo studio, investimenti complessivi per circa 190 miliardi (per ogni miliardo di investimento pubblico se ne attiverebbero mediamente 3 dei privati) con un valore della produzione totale di 682 miliardi, un valore aggiunto generato di 242 miliardi, con circa 800.000 unità di lavoro create in più al 2025. Sono numeri importanti che dovrebbero almeno far riflettere.

dal blog di Edo Ronchi su Huffington Post