Nell’economia circolare l’Italia ha una posizione di leadership e importanti carte da giocare. È quanto ha sottolineato il Censis nell’ultimo “Rapporto sulla situazione sociale” evidenziando, per esempio, come il nostro Paese sia ai primi posti in Europa per quanto concerne la capacità di generare valore a partire dalle risorse impiegate nei processi produttivi. Infatti il rapporto tra Pil e Dmc* in Italia è di 3,34 euro/kg, rispetto a un valore medio europeo di 2,21 euro/kg. Altro dato significativo è quello che si riferisce al consumo di materiali grezzi: solo 8,5 tonnellate pro-capite in Italia contro le 13,5 della media Ue.
Da qui il crescente interesse con cui il mondo imprenditoriale guarda all’economia circolare. Secondo un panel qualificato di più di mille persone interpellate dal Censis, i più convinti delle potenzialità offerte dalla transizione sono proprio gli imprenditori e i liberi professionisti (32,6%). A seguire i funzionari pubblici e i dirigenti d’impresa (28,6%), mentre più tiepidi e scettici risultano i docenti universitari e i ricercatori (19,2%).
L’Italia è in ritardo invece per quanto riguarda la sharing economy, soprattutto se confrontata ad altri Paesi Ue, come la Germania. Ma in questo caso la differenza la potranno fare i millenials. Nel 2017 secondo il Censis il car sharing ha raggiunto un milione e 310 mila iscritti; il bike sharing le 40 mila unità. Se complessivamente oggi il 38,5% degli italiani è disposto a sperimentare nuove formule di utilizzo del mezzo privato, la percentuale supera il 50% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.
* DMC = Domestic material consumption; la somma di tutte le materie prime estratte all’interno del territorio nazionale più tutte le materie importate, meno tutte le materie esportate