Ecco le potenzialità dell’economia circolare in Italia

50 mila nuovi posti di lavoro; 30 milioni di tonnellate di materie prime risparmiate; 7 milioni di tonnellate in più, rispetto al 2016, di rifiuti urbani e di imballaggio riciclati invece che spediti in discarica; 10 milioni di tonnellate annue di emissioni di CO2 in meno, pari al 2,3% delle emissioni totali. Sono solo alcuni dei vantaggi che l’Italia avrebbe se virasse decisamente verso la circular economy in coerenza  con quanto indicato in materia dalle direttive europee.

Questi alcuni degli spunti di riflessione emersi dal documento “Potenzialità e ostacoli per l’economia circolare in Italia” elaborato dal Circular Economy Network e presentato a Roma il 22 novembre in occasione della prima edizione del Premio Nazionale dedicato alle startup dell’economia circolare. Si tratta del primo studio in Italia che – partendo dai dati riportati in numerose altre ricerche – offre una visione congiunta sulle potenzialità dell’economia circolare nel nostro Paese per i diversi settori economici.

I dati sulle potenzialità dell’economia circolare

L’economia circolare non solo è una via d’uscita dalla crisi dei rifiuti,ma presenta indubbi vantaggi in molti ambiti e settori produttivi. Per esempio l’adozione di politiche mirate a prolungare la durata dei prodotti garantirebbe maggiore fatturato a vari settori, tra cui quello della conservazione, riparazione e affitto dei beni. Un incremento dell’1% di queste attività genererebbe nel nostro Paese un mercato aggiuntivo di quasi 1,2 miliardi di euro.

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Non solo. Semplicemente ampliando il sistema degli acquisti verdi della pubblica amministrazione, lo Stato potrebbe arrivare a risparmiare fino al 6% della propria spesa. Da un lato si otterrebbe un risparmio di 10 miliardi di euro l’anno. Dall’altro un aumento del 6,5% dell’indice di efficienza nell’uso delle risorse ridurrebbe il fabbisogno di materia prima di circa 30 milioni di tonnellate all’anno. Inoltre adeguando i livelli di utilizzo della materia ai migliori standard (attraverso l’ecodesign, il cambiamento dei cicli produttivi, il revamping) si ridurrebbe la produzione dei rifiuti di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno.

Il dibattito

Dopo l’intervento di Edo Ronchi, presidente del CEN e di Luca Dal Fabbro, vicepresidente,  il dibattito è proseguito nell’ambito di una tavola rotonda cui hanno preso parte Simona Bonafè europarlamentare e membro della Commissione ambiente; Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità ENEA; Andrea Bianchi, direttore dell’Area Politiche Industriali di Confindustria; Andrea Benassi, responsabile Rapporti istituzionali e internazionali di ICCREA.

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“Il pacchetto dell’economia circolare ci obbliga a ridurre la produzione di rifiuti arrivando almeno al 65% di riciclo per i rifiuti urbani”. Lo ha precisato Edo Ronchi. “Un cambiamento epocale sia per i cittadini che per le imprese. La riduzione degli sprechi alimentari e dell’usa e getta, azioni per allungare la vita dei prodotti, per migliorarne la riparabilità e facilitarne la rivendita dovranno diventare obiettivi comuni, così come l’adozione di politiche che accrescano il riciclo della materia, l’aumento della raccolta differenziata, le tecnologie innovative. È per questo che una delle prime attività del Circular Economy Network è quella di premiare chi ha idee e progetti nuovi e li sta mettendo in atto”.

I vincitori del Premio Nazionale Startup

Tra le  50 le startup che hanno partecipato al Premio, sette quelle segnalate (Armadio Verde, Biorenova, IC2R, Ecoplasteam. Mercato Circolare, Nolpal, Rifò Lab); tre quelle premiate:

  • Rubber Conversion (startup di Verona per la quale Trentino Sviluppo – Progetto manifattura ha messo a disposizione un processo di incubazione interamente gratuito) ha sviluppato un processo chimico che consente il riciclo di qualsiasi mescola di gomma per gli usi dell’industria degli pneumatici e dei prodotti tecnici. In questo modo le aziende trasformatrici o produttrici di mescole possono recuperare i propri scarti di produzione, abbassando così il costo del prodotto finito.
  • L’agricoltura è il settore interessato dall’innovazione sviluppata da AgriBiom: questa start up napoletana ha sviluppato un bio-spray pacciamante ricavato da scarti agro-industriali in grado di ricoprire il terreno in prossimità delle colture. E’ un’alternativa alle plastiche. Il tradizionale uso di film plastici per la pacciamatura, a causa del frequente ricambio, genera infatti un’elevata quantità di rifiuti che spesso vengono abbandonati sui terreni agricoli, con conseguenti elevati danni ambientali.
  • Il recupero dei fanghi di cartiera è l’obiettivo di Specialised Polymers Industry. Il procedimento messo a punto dalla giovane azienda trentina consente di reimpiegare questi fanghi – di solito destinati allo smaltimento in discarica- per produrre carta. Il tutto utilizzando una quantità di energia inferiore alla metà di quella necessaria per riciclarla.
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