Riuscire a “fare tanto con poco” è una dote innata dell’industria italiana, basata storicamente su un’economia di trasformazione e povera di materie prime. Lo conferma Confindustria: è una caratteristica che ha consentito al settore di registrare risultati significativi nella riduzione dei rifiuti prodotti e nella capacità di riutilizzarli nei processi produttivi.
Sul ruolo centrale dell’industria per portare a compimento la transizione ad un modello economico circolare si è soffermato il position paper di Confindustria “Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare” presentato lo scorso 31 ottobre ha sottolineato come, se è vero che il sistema produttivo italiano in materia di economica circolare non è all’anno zero. Allo stesso tempo è necessario che il suo sviluppo possa contare su un efficace contesto normativo, tecnologico e economico.
I dati
Il report di Confindustria offre dati a supporto del fatto che l’economia circolare non è un concetto puramente ambientale, ma uno strumento di politica industriale, in grado di orientare e attrarre investimenti, generando valore nell’ordine di miliardi di euro, con effetti anche di tipo macroeconomico. In Europa ad esempio la transizione all’economia circolare produrrà un aumento della produttività e stimolo alla crescita economica pari a 1,8 trilioni di euro entro il 2030; mentre la riduzione delle importazioni solo nel settore alimentare, nei trasporti e nelle costruzioni farà risparmiare 0,9 trilioni di euro ogni anno.
Misurare i vantaggi offerti dall’economia circolare diventa un aspetto chiave per valorizzarla, a più livelli e per più categorie di stakeholder. Dalle singole aziende, alle istituzioni finanziarie, fino ad arrivare ai decisori pubblici e alla società civile nel suo complesso. Questo a più livelli:
- Micro, utilizzando indicatori che misurano la circolarità delle aziende in termini di processi, di prodotti e servizi;
- Intermedio, per misurare la circolarità di settori industriali o territori;
- Macro, per misurare la circolarità a livello di sistema Paese utili per definire le direzioni strategiche di alto livello.
Il valore della circolarità secondo Confindustria
Per quanto riguarda il tessuto industriale italiano, Confindustria ha voluto misurare il livello di circolarità dei principali comporti in termini di volumi e valori. Dal 2012 al 2016 ha raccolto dati per analizzare l’effettiva disponibilità relativamente alle singole fasi di vita di un bene:
- l’approvvigionamento,
- la progettazione,
- la produzione,
- la distribuzione,
- l’utilizzo,
- la raccolta a fine vita e il riciclo.
Ne è emerso che la fase di approvvigionamento e consumo di materie prime risulta attualmente quella più «matura» in termini di disponibilità di dati a rappresentare e quantificare il livello di applicazione dell’economia circolare in Italia.
In particolare nel settore cartario. Infatti, gli indicatori utilizzati hanno mostrato che il valore potenziale dell’economia circolare risulta di 654 milioni di euro, il 19% in più rispetto al 2013.