Scarti alimentari: 143 miliardi di euro da recuperare

In Europa 88 milioni di tonnellate di vegetali tra frutta e verdura finiscono ogni anno nella pattumiera, come dire 143 miliardi di euro buttati via.

Secondo i dati evidenziati da un recente studio, in Europa si spreca circa il 29% (35,3 kg per persona) della frutta e della verdura acquistata. Una parte di questi scarti alimentari è in un certo modo inevitabile (circa 21 chili a persona) in quanto costituita dalle parti non commestibili di frutta e verdura come le bucce di arance, patate, banane, piselli, carote, semi, un’altra parte – poco più di 14 chilogrammi a persona – si potrebbe invece evitare in quanto associata soprattutto alla deperibilità dei prodotti e alle date di scadenza. Una via per ridurre gli sprechi di cibo è lavorare sull’educazione alimentare, sulle abitudini di consumo e accrescere la consapevolezza sul valore etico del cibo. Un’altra possibilità è costituita dal riciclo/valorizzazione degli scarti.

Rivestimenti per alimenti prodotti a partire da scarti alimentari

Proprio su questo sta lavorando il gruppo di ricerca coordinato della professoressa Annamaria Ranieri del Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa. Usare gli scarti di funghi e crostacei utilizzando la chitina (uno dei principali componenti dell’esoscheletro dei crostacei, degli insetti e di altri artropodi) per ricavarne rivestimenti edibili. Queste pellicole però non si limitano a diminuire la contaminazione batterica dei prodotti. I ricercatori le hanno pensate anche per essere  commestibili ed essere rimosse da un semplice lavaggio con acqua. Un’altra importante funzione dei rivestimenti edibili è la loro capacità di ritardare la maturazione della frutta permettendo quindi una maggiore conservabilità e al tempo stesso mantenendone inalterate le caratteristiche nutrizionali.

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Nella stessa direzione sta andando la ricerca del Georgia Institute of Technology in Usa. Infatti, proprio dagli scarti di frutta, verdura e crostacei ha ottenuto un polimero con cui ricavare una pellicola per alimenti. Anche in questo caso la pellicola permette di conservare più a lungo gli alimenti. La sua resistenza alla penetrazione dell’ossigeno superiore fino al 67% rispetto a quella delle comuni pellicole plastiche ricavate dal petrolio. Il nuovo polimero è stato ricavato assemblando le nanofibre della chitina, con i nanocristalli della cellulosa ricavata dagli scarti dei vegetali. Ottenendo così un materiale molto resistente ai gas grazie alla sua struttura cristallina, molto più regolare e compatta rispetto a quella del PET.

Con un duplice vantaggio: riciclo di parte dei scarti alimentari inevitabili di frutta e verdura e riduzione degli sprechi legati alla cattiva conservazione degli alimenti.

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