Dopo le polemiche sull’impatto paesistico delle cave di marmo (che comunque hanno professionalmente affascinato un regista del calibro di Oliver Stone) attorno a questo pezzo di storia toscana è nato un progetto di economia circolare.
Lo ha annunciato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: un piano cave che obblighi al riutilizzo dei vari residui di lavorazione. Tra questi le scaglie di marmo, la terra mista a sassi e la marmettola (il fango prodotto dall’attività estrattiva).
“Serve un piano che chiuda il cerchio dell’economia circolare”, ha detto Rossi. “Sarebbe un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza idrogeologica. Valorizzerebbe anche le cave di marmo stesse”. Il presidente della Regione Toscana ha anche lanciato la proposta di un istituto tecnico superiore. Due anni post diploma, con programmi didattici concertati con gli imprenditori, vocato alla lavorazione nelle cave e nei laboratori: 30 o 40 diplomati l’anno, per qualificare l’occupazione in montagna e in azienda e creare “una classe dirigente intermedia con una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente e della sicurezza”.
Anche il rinnovo delle concessioni per l’estrazione potrebbe essere vincolato al rispetto di un piano industriale che valorizzi la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza e la creazione di posti di lavoro. “Su tutte e tre queste necessità, sull’economia circolare, sulla formazione e sulla durata delle concessioni, stiamo già discutendo e lavorando. Come giunta e come maggioranza”, ha aggiunto il presidente della Regione.
Il progetto straordinario sulla cave di marmo era già partito nel 2016. La collaborazione tra Regione, procure, Arpat, asl, carabinieri forestali e capitaneria di porto ha portato a una maggiore intensità ed efficienza dei controlli. Ora, per conciliare meglio attività economica e ambiente, spunta il piano sull’economia circolare.